Patto di prolungato preavviso

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Patto di prolungato preavviso

Ciao, se sei finito su questa pagina è perché probabilmente hai ricevuto un’offerta di lavoro che includeva questo contratto aggiuntivo. Su internet si trova diverso materiale sul Patto di prolungato preavviso (o patto di prolungamento del preavviso), ma quello che non si trova è l’esperienza di chi c’è passato.

Tutto quello che leggete qui non è da prendere in considerazione come consiglio legale. Se avete dei dubbi di quel tipo rivolgetevi ad un professionista.

Cosa è un Patto di prolungato preavviso?

Si definisce come Patto di prolungato preavviso l’accordo contrattuale fra un lavoratore e un’azienda volto ad allungare il periodo di preavviso di licenziamento. Di norma i CCNL hanno già incluso un periodo di preavviso che varia a seconda dell’importanza del ruolo ricoperto in azienda.

Come è fatto un Patto di prolungato preavviso?

Di solito un patto di prolungato preavviso contiene una voce dove è descritto che per un periodo di tempo limitato (di solito si parla di anni) il lavoratore ha l’obbligo di fornire un preavviso più lungo rispetto a quello stabilito dal CCNL. Ad esempio il CCNL Credito ha un preavviso (per i livelli più bassi) della durata di 1 mese in caso di licenziamento, con un patto questo preavviso può essere aumentato considerevolmente, addirittura di 12 mesi o oltre. Per essere legale un patto deve comprendere una contropartita al lavoratore, ad esempio N mila euro, da elargire ogni X mesi per la durata del patto.

Quali sono i pro e i contro per il lavoratore?

Pro:

  1. Un aumento di RAL, obbligatorio per far valere il patto.

Contro:

  1. Impossibilità di cambiare lavoro in caso di divergenze con l’azienda

Fino adesso non mi hai detto nulla che il recruiter non mi avesse già spiegato, quindi?

Hai ragione, adesso allora vi spiego quello che HR non vi dirà mai.

Perché fare realmente un patto di prolungato preavviso?

Fondamentalmente esistono 2 motivi per cui un’azienda vi fa questo tipo di patto:

  1. Vuole fare un investimento su di voi, e parlo di vero investimento, quindi MBA pagato, Master pagato, certificazione costosa tipo PMBOK pagato, Dirigente, etc. etc.
  2. Ha un’organizzazione interna completamente disfunzionale e tossica.

Nel primo caso, se un datore di lavoro vi offre un patto a fronte di un forte investimento (come consiglio, fatevelo mettere per iscritto), non vedo particolari problemi a valutare la firma del patto. D’altronde non si regala nulla al giorno d’oggi, ed ha senso per un’azienda tutelare i propri investimenti.

Il secondo caso, è il motivo per cui il 95% 99% delle aziende italiane fanno questo tipo di accordo. Di fatto si trovano davanti un’uscita copiosa di persone a causa dell’ambiente disorganizzato e tossico, (manager incompetenti, processi di lavoro del medioevo, faide interne, etc) e invece che risolvere i problemi alla radice preferiscono mettere questa “benda”, è più facile no? Molto spesso queste cose non sono capibili dall’esterno dell’azienda, e se entri dentro ormai sei fottuto.

Di fatto questo tipo di accordo è preferibile per l’azienda perché è ancora più punitivo di patto di non concorrenza. Infatti un patto di non concorrenza ha come obbligo l’inserimento puntuale dei competitor da cui il dipendente non può farsi assumere. Il patto di prolungato preavviso è estremamente più generico e punitivo.

Si ho capito che mi sto per mettere un cappio al collo, ma lo voglio fare lo stesso, consigli?

  1. Far inserire una clausola di rescissione automatica al termine del periodo concordato. Quindi se il patto al 36esimo mese finisce, niente autorinnovi, niente preavvisi, niente di niente, deve essere autoconclusivo.
  2. Se possibile inserire una clausola di rescissione per eventi eccezionali, malattie gravi, matrimonio, malattie dei genitori. Sarebbe la peggio cosa non poter assistere i propri genitori che magari stanno in un altra città a causa di 4mila euro l’anno di rimborso per il patto.
  3. Far partire il patto di prolungato preavviso solo dopo 6 mesi dall’assunzione. In questo modo avete la possibilità di valutare l’azienda e se sono degli scappati di casa licenziarvi prima dell’entrata in vigore del patto.
  4. Non firmare nulla superiore ai 36 mesi. In 3 anni possono cambiare mille cose al mondo (pandemia, guerra?) figurarci in 5 o 6.

The end

Come consiglio personale, salvo ricompense esplicite (e messo per iscritto), che vi possono cambiare la vita (vedi il punto 1 di 2 capitoli fa) non accettate nulla. Se vi fanno questo tipo di patto vuol dire che siete dei professionisti che valgono qualcosa (non lo fanno di certo a un cassiere), e la libertà non ha prezzo.

Chi sono io?

Sono un professionista che c’è rimasto bruciato. Tanto bruciato che ha deciso di aprire un sito web anonimo per avvertire il resto dei professionisti italiani. Purtroppo questi patti sono legalmente vincolanti, e c’è poco da fare una volta firmati. I sindacati per i professionisti fanno ridere (non vi aspettate una mano su questo tema) e pagare la parcella di un’avvocato per liberarsi dal patto costa come rinunciare al patto stesso e pagare la penale.

Commenti

Metto qui sotto la possibilità di discutere questo tema, lo potete vedere solo se accettate la privacy policy dei cookie. Mi raccomando, non inserite mai il nome dell’azienda che vi offre il patto, usate glassdoor.com per vedere come è strutturata l’azienda. In linea generale i problemi su glassdoor.com sono al 75% veri, quindi valutate bene.

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